Il riscatto può partire anche da una pedalata. Nove detenuti ed ex detenuti hanno partecipato il 20 maggio a una cronometro molto speciale: una gara ciclistica simulata su rulli, nel piazzale di fronte all’ex cavallerizza di piazzale Verdi, a Lucca. L’iniziativa, dal titolo “Pedalando la speranza”, è stata promossa dal Centro provinciale sportivo Libertas e dalla Federazione Ciclistica Italiana di Lucca, in occasione della tappa a cronometro del Giro d’Italia da Lucca a Pisa.

    L’obiettivo? Portare lo sport anche fuori dai circuiti ufficiali, fino ai margini della società. Il progetto ha visto coinvolti gli ospiti della Casa San Francesco di San Pietro a Vico, una struttura dell’Opera Diocesana che accoglie detenuti ed ex detenuti privi di un alloggio.

    “È un’iniziativa collaterale al Giro, ma dal valore profondamente simbolico e sociale – spiega Renzo Marcinnò, presidente del centro Provinciale Sportivo Libertas – “Ci siamo ispirati alle parole di Papa Francesco e al Giubileo dei detenuti. L’idea è quella di offrire un’opportunità concreta di riscatto”.

    Il format ha ricalcato le dinamiche del Giro d’Italia: tre tappe simulate e una prova a cronometro, tutte su biciclette da corsa montate su rulli interattivi. “Abbiamo già due corridori a pari merito – racconta Pierluigi Castellani, presidente del comitato provinciale della Federazione ciclistica italiana –. È una gara simbolica, certo, ma la competizione e la partecipazione sono autentiche. È importante per noi, ma soprattutto per loro: chi esce dal carcere si trova spesso davanti a un muro. Lo sport può diventare uno strumento per abbatterlo”.

    Alla giornata ha partecipato anche Gabriele Ferro, presidente del gruppo Volontari carcere di Lucca, che ha ricordato la storia e la missione della Casa San Francesco: “La struttura è nata nel 1991, oggi può accogliere fino a 12 persone. Lavoriamo per creare un ponte tra il dentro e il fuori, tra il carcere e la società. Quella di oggi è una prima assoluta in Italia: ci auguriamo che venga replicata in altre città”.

    Un piccolo gruppo, qualche bici, tanto entusiasmo e una speranza condivisa: quella di un ritorno alla vita normale. Dove una pedalata, per quanto virtuale, può portare molto lontano.

    Pedalando per la Speranza: a Lucca lo sport diventa ponte tra carcere e società

    Il riscatto può partire anche da una pedalata. Nove detenuti ed ex detenuti hanno partecipato il 20 maggio a una cronometro molto speciale: una gara ciclistica simulata su rulli, nel piazzale di fronte all’ex cavallerizza di piazzale Verdi, a Lucca. L’iniziativa, dal titolo “Pedalando la speranza”, è stata promossa dal Centro provinciale sportivo Libertas e dalla Federazione Ciclistica Italiana di Lucca, in occasione della tappa a cronometro del Giro d’Italia da Lucca a Pisa.

    L’obiettivo? Portare lo sport anche fuori dai circuiti ufficiali, fino ai margini della società. Il progetto ha visto coinvolti gli ospiti della Casa San Francesco di San Pietro a Vico, una struttura dell’Opera Diocesana che accoglie detenuti ed ex detenuti privi di un alloggio.

    “È un’iniziativa collaterale al Giro, ma dal valore profondamente simbolico e sociale – spiega Renzo Marcinnò, presidente del centro Provinciale Sportivo Libertas – “Ci siamo ispirati alle parole di Papa Francesco e al Giubileo dei detenuti. L’idea è quella di offrire un’opportunità concreta di riscatto”.

    Il format ha ricalcato le dinamiche del Giro d’Italia: tre tappe simulate e una prova a cronometro, tutte su biciclette da corsa montate su rulli interattivi. “Abbiamo già due corridori a pari merito – racconta Pierluigi Castellani, presidente del comitato provinciale della Federazione ciclistica italiana -. È una gara simbolica, certo, ma la competizione e la partecipazione sono autentiche. È importante per noi, ma soprattutto per loro: chi esce dal carcere si trova spesso davanti a un muro. Lo sport può diventare uno strumento per abbatterlo”.

    Alla giornata ha partecipato anche Gabriele Ferro, presidente del gruppo Volontari carcere di Lucca, che ha ricordato la storia e la missione della Casa San Francesco: “La struttura è nata nel 1991, oggi può accogliere fino a 12 persone. Lavoriamo per creare un ponte tra il dentro e il fuori, tra il carcere e la società. Quella di oggi è una prima assoluta in Italia: ci auguriamo che venga replicata in altre città”.

    Un piccolo gruppo, qualche bici, tanto entusiasmo e una speranza condivisa: quella di un ritorno alla vita normale. Dove una pedalata, per quanto virtuale, può portare molto lontano.

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