Si è chiuso il Mondiale su Strada Ruanda 2025 con un bottino di tre medaglie per l’Italia: l’oro di Lorenzo Mark Finn tra gli U23, l’argento di Chantal Pegolo tra le juniores e il bronzo di Federica Venturelli nella cronometro U23. Fanno parte del bilancio positivo, anche se non contribuiscono ad un medagliere che ci vede al settimo posto, i quarti posto di Finn nella cronometro, del Mixed Team Relay e di Eleonora Ciabocco nella prova in linea U23. Merita di essere ricordato anche il sesto posto di Giulio Ciccone, in una prova élite durissima per altimetria e condizioni climatiche, resa ancora più impegnativa dal duello stellare tra Pogacar ed Evenepoel.
Il presidente della FCI Cordiano Dagnoni stila un bilancio complessivo della giornata e di tutta la settimana: “Chiudiamo questo Mondiale con il sesto posto di Giulio Ciccone, che ha fatto il massimo in una corsa durissima. Del resto a cento chilometri dall’arrivo, Pogacar ha fatto esplodere la corsa, e da lì in poi è stata una lotta tra fenomeni. Per noi un risultato decoroso. Il bilancio azzurro è positivo, torniamo a casa con un oro, tre medaglie e una serie di quarti posti dolorosi. Siamo partiti con il bronzo della Venturelli, che ha messo a frutto le sue doti di atleta polivalente. Bello l’argento della Pegolo, e poi la perla di Finn che ha reso felici tutti gli italiani.”
PROVA IN LINEA ELITE – Tadej Pogacar mantiene fede ai pronostici e con una nuova impresa che entra di diritto nella storia dei mondiali vince il suo secondo titolo mondiale a Kigali. Al termine di una fuga di oltre 100 chilometri, i primi dei quali in compagnia del messicano Del Toro e poi, quando mancavano 66 km alla conclusione, in solitaria il campione sloveno veste per la seconda volta la maglia iridata. Alle sue spalle l’altro favorito della corsa, il belga Remco Evenepoel, rimasto attardato in occasione dell’attacco sulla erta più difficile e poi da problemi meccanici. La corsa degli ‘umani’, ovvero il terzo posto, se l’aggiudica Ben Healy.
Gli azzurri dopo i 200 chilometri sono via via scomparsi dalle posizioni di vertice tranne Giulio Ciccone, che è giunto sesto a 6’47 dallo sloveno. 17° Andrea Bagioli e 22° Gianmarco Garofoli.
Giulio Ciccone: “Oggi ho perso 15 anni di vita in sole 6 ore: una delle giornate in bici più dure di sempre, una sofferenza atroce. Il feeling di tutti era estremo: abbiamo faticato moltissimo, forse anche a causa del clima… è stata una gara al limite delle forze. Come previsto, il punto chiave è stato sulla salita fuori dal circuito. Lì sono riuscito a gestirmi bene: sapevo che non dovevo seguire gli attacchi, ma correre di rimessa. Il muro l’ho passato bene e le sensazioni erano positive, ma in una gara così basta un attimo per spegnersi. Abbiamo dato il massimo.
Quando Remco ha attaccato, ho sbagliato a seguirlo: stare a ruota con lui in pianura era peggio che andare in salita. Un errore che ho pagato. Bisogna essere realisti: abbiamo dato tutto quello che potevamo dare. Forse una top 5 avrebbe avuto un sapore diverso, ma non ho rimpianti: sono soddisfatto della mia prestazione e del lavoro della squadra. Siamo un bel gruppo e in gara siamo stati vicini: voglio ringraziare tutti i miei compagni per questo.”
La parola finale al CT Marco Villa, alla suo esordio alla guida della Nazionale ad un mondiale: “Siamo soddisfatti del risultato, perché siamo stati lì con i primi in una gara durissima. Ho sempre detto che oggi serviva condizione, e la dimostrazione è che alcuni favoriti sono crollati nel finale. Bravo Giulio a resistere fino alla fine.
In gare come questa, anche la minima differenza viene esasperata, e oggi Remco ne ha pagato le conseguenze. Se Remco ha perso 2 minuti e Ciccone ha chiuso sesto, significa che il risultato vale davvero. Ho visto bene Giulio: forse c’è stata una situazione sfavorevole, perché appena raggiunto Remco ho notato che non c’era collaborazione e tutti erano stanchi. Peccato, perché altrimenti avremmo potuto recuperare su di lui. Tutti i big ci hanno confermato che Pogacar ha un altro ritmo e forse conviene non seguirlo. È fortissimo, e i distacchi parlano chiaro.”