Sante Gaiardoni: due ori alle Olimpiadi di Roma ’60.

    “Era uno di quei primi giorni di scuola in cui le mamme si impegnano a rendere i loro figli più presentabili possibile al cospetto dei maestri; fu così che mi avviai in classe certo che la mia mamma avesse fatto un buon lavoro; entrai e mi trovai immediatamente faccia a faccia con il mio insegnante: – “Gaiardoni, all’ultimo banco” –  disse con tono deciso, forse aveva capito che ero un figlio di contadini, o forse no, ma, comunque, io questo pensai raggiungendo quella postazione che percepii come un’umiliazione”.

    Forse fu proprio quell’episodio a suscitare in un ragazzo vivace e orgoglioso come Sante Gaiardoni, un desiderio di riscatto che si placò solo allorquando accolto da due ali di folla, con la maglia di campione olimpico e due medaglie d’oro al collo, si trovò di fronte quel maestro desideroso di abbracciarlo e congratularsi con lui: – “No, lei no” –  disse sorridente ma deciso Sante, ricordando quel braccio e quel dito tesi a indicargli l’ultimo banco della classe.

    Sante Giovanni Gaiardoni  vede i natali a Villafranca di Verona il 29 giugno del 1939, passerà alla storia per il Campionato del Mondo di velocità professionisti del 1963, ma soprattutto per le due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960, nel chilometro da fermo e nella velocità.

    Ciclisticamente nasce stradista, infatti, fra le sue più belle vittorie da dilettante troviamo la Milano-Busseto considerata una classica della categoria. Verso la fine degli anni cinquanta cominciò a frequentare il Vigorelli di Milano e si capì subito di che pasta era fatto, ma, aveva davanti a se un fenomeno quale era Valentino Gasparella, a cui dovette soccombere nei Campionati del Mondo effettuatisi a Parigi nel 1958 e Amsterdam nel 1959. In questo clima di sudditanza si avvicinò all’evento olimpico di Roma del 1960, dove Gasparella era considerato il favorito numero uno della velocità; ma, quei giorni pieni di intensità agonistica ci restituiranno un campione di straordinaria potenza; la sera del 26 agosto Gaiardoni vinse il chilometro da fermo, pur dovendo gestire la potenza scaricata sui pedali a causa dell’umidità della sera che rendeva viscido il palkè del Velodromo Olimpico; stabilì comunque il record del mondo con 1’07”27”’. Il torneo di velocità iniziò con le qualificazioni subito dopo la prova del chilometro in una notte buia e una pista poco illuminata, dove Gaiardoni inseguì i “pedalini bianchi” dei suoi avversari, per batterli sulla linea del traguardo. In semifinale lo scontro con l’australiano Baensch mise a repentaglio il risultato a causa di una brutta caduta nella seconda prova, ma poi con facilità vinse la bella. La finale con Sterckx sembrò una formalità per la facilità con cui il nostro Gaiardoni vinse. Sul podio, oltre a Sterckx, gli fece compagnia alla sua sinistra  Valentino Gasparella.

    Quella sera Sante concluse una lunga giornata di gloria a via Veneto, con i suoi amici Maurizio Arena e Valter Chiari, dove romanescamente festeggiarono al grido di: “Gaiardò! Gaiardò! Gaiardò!… Anche lui si unì al coro inneggiando a se stesso confuso tra la folla, ignara della sua presenza fra loro.

    Passò professionista nel 1961 iniziando una lunga rivalità con Antonio Maspes, non priva di polemiche; famosa la finale dei Campionati del Mondo di Rocurt del 1993 dove, dopo aver perso la prima prova, con due sprint lanciati da lontano, Gaiardoni stroncò la resistenza del milanese, lasciando nell’incredulità lo staff tecnico e tutto l’entourage del campione avversario già pronto ai festeggiamenti.

    La sua carriera piena di successi, si concluse dopo aver conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali di Leicester nel 1970 battuto dall’australiano Gordon Johnson.

     

     


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    Federciclismo

    Federazione Ciclistica Italiana





    Sante Gaiardoni: due ori alle Olimpiadi di Roma '60.

    “Era uno di quei primi giorni di scuola in cui le mamme si impegnano a rendere i loro figli più presentabili possibile al cospetto dei maestri; fu così che mi avviai in classe certo che la mia mamma avesse fatto un buon lavoro; entrai e mi trovai immediatamente faccia a faccia con il mio insegnante: - “Gaiardoni, all’ultimo banco” -  disse con tono deciso, forse aveva capito che ero un figlio di contadini, o forse no, ma, comunque, io questo pensai raggiungendo quella postazione che percepii come un’umiliazione”.

    Forse fu proprio quell’episodio a suscitare in un ragazzo vivace e orgoglioso come Sante Gaiardoni, un desiderio di riscatto che si placò solo allorquando accolto da due ali di folla, con la maglia di campione olimpico e due medaglie d’oro al collo, si trovò di fronte quel maestro desideroso di abbracciarlo e congratularsi con lui: - “No, lei no” -  disse sorridente ma deciso Sante, ricordando quel braccio e quel dito tesi a indicargli l’ultimo banco della classe.

    Sante Giovanni Gaiardoni  vede i natali a Villafranca di Verona il 29 giugno del 1939, passerà alla storia per il Campionato del Mondo di velocità professionisti del 1963, ma soprattutto per le due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960, nel chilometro da fermo e nella velocità.

    Ciclisticamente nasce stradista, infatti, fra le sue più belle vittorie da dilettante troviamo la Milano-Busseto considerata una classica della categoria. Verso la fine degli anni cinquanta cominciò a frequentare il Vigorelli di Milano e si capì subito di che pasta era fatto, ma, aveva davanti a se un fenomeno quale era Valentino Gasparella, a cui dovette soccombere nei Campionati del Mondo effettuatisi a Parigi nel 1958 e Amsterdam nel 1959. In questo clima di sudditanza si avvicinò all’evento olimpico di Roma del 1960, dove Gasparella era considerato il favorito numero uno della velocità; ma, quei giorni pieni di intensità agonistica ci restituiranno un campione di straordinaria potenza; la sera del 26 agosto Gaiardoni vinse il chilometro da fermo, pur dovendo gestire la potenza scaricata sui pedali a causa dell’umidità della sera che rendeva viscido il palkè del Velodromo Olimpico; stabilì comunque il record del mondo con 1’07”27”’. Il torneo di velocità iniziò con le qualificazioni subito dopo la prova del chilometro in una notte buia e una pista poco illuminata, dove Gaiardoni inseguì i “pedalini bianchi” dei suoi avversari, per batterli sulla linea del traguardo. In semifinale lo scontro con l’australiano Baensch mise a repentaglio il risultato a causa di una brutta caduta nella seconda prova, ma poi con facilità vinse la bella. La finale con Sterckx sembrò una formalità per la facilità con cui il nostro Gaiardoni vinse. Sul podio, oltre a Sterckx, gli fece compagnia alla sua sinistra  Valentino Gasparella.

    Quella sera Sante concluse una lunga giornata di gloria a via Veneto, con i suoi amici Maurizio Arena e Valter Chiari, dove romanescamente festeggiarono al grido di: “Gaiardò! Gaiardò! Gaiardò!… Anche lui si unì al coro inneggiando a se stesso confuso tra la folla, ignara della sua presenza fra loro.

    Passò professionista nel 1961 iniziando una lunga rivalità con Antonio Maspes, non priva di polemiche; famosa la finale dei Campionati del Mondo di Rocurt del 1993 dove, dopo aver perso la prima prova, con due sprint lanciati da lontano, Gaiardoni stroncò la resistenza del milanese, lasciando nell’incredulità lo staff tecnico e tutto l’entourage del campione avversario già pronto ai festeggiamenti.

    La sua carriera piena di successi, si concluse dopo aver conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali di Leicester nel 1970 battuto dall’australiano Gordon Johnson.

     

     


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