La schiena del gruppo: il ciclismo come scuola di vita

    17/11/2011  – Il libro “La schiena del gruppo. L’inevitabile punto di vista di un ultimo arrivato” ci narra la storia di piccolo appassionato gregario e di come la bicicletta possa essere una formidabile maestra . Scritto da Stefano Pelloni, disponibile su www.lulu.com/spotlight/pell68

    “Capisco che per chi non abbia praticato questo splendido sport possa risultare un poco strano il fatto di essere contenti del non essere vincitori, ma questo grande sport è anche un maestro di vita.
    Quando ti alleni duramente tutti i giorni e condividi la fatica con i tuoi compagni di squadra e vedi che comunque alla fine non tutti possiamo essere campioni, scopri e capisci i tuoi limiti e questo è il primo passo verso la costruzione di uno spirito veramente sportivo.”
    .
    E’ questo il messaggio che Stefano Pelloni trasmette nel romanzo “La schiena del gruppo”, vicenda autobiografica raccontata con ironia e passione. E proprio l’ironia e la passione diventano le qualità necessarie a chi, in sella alla tanto desiderata bicicletta da corsa, è abituato a vedere, appunto, quasi sempre “la schiena del gruppo”.
    Il protagonista della storia è Luca, un ragazzino gracile ed emotivo che si nutre di ciclismo grazie al padre e all’esempio del fratello maggiore, promettente tredicenne che verrà investito da un furgone proprio durante un allenamento con i compagni di squadra. La sua morte prematura e drammatica lascia con sé comunque il desiderio di non tradire l’amore per quello stesso sport che lo aveva portato via e così Luca, sempre sostenuto dai genitori, si allena e gareggia e sogna, nonostante il medico gli avesse detto che la sua costituzione non avrebbe permesso grandi risultati.
    E a proposito scrive: “Ricordo bene lo sguardo dei ciclisti che mi squadravano dall’alto in basso, quando io, piccolino e intimorito, mi affiancavo a loro lungo le strade liguri. Mio padre come un angelo custode mi era sempre vicino e quando qualcuno gli chiedeva:‘Sarà un campione?’, lui rispondeva:‘Non so, ma spero sarà un ciclista’.”
    Così Luca scopre che correre vuol dire anche, prima di tutto, conoscere un po’ meglio se stessi, sapere che ciascuno è diverso eppure essenziale all’interno della squadra. Non sono le coppe e i podi a interessare il ragazzino: suo padre gli ha trasmesso chiaramente che il ciclismo è soprattutto umiltà e sacrificio. Allenarsi e far parte di una squadra significa per lui avere una divisa colorata, simbolo di identità, potersi allenare con gli amici in libertà e allegria. Non mancano episodi di piccole ragazzate che trasmettono proprio lo spirito gioioso di chi vive quest’esperienza con cuore puro.
    E poi il rapporto tenero e intimo col papà: “Ricordo l’odore dell’olio canforato, quando le mani esperte di mio padre passavano sui muscoli piccoli delle mie gambe. E le gambe erano gracili. Il massaggio era un rito, come un antico codice tribale per scambiarsi messaggi, pulsioni…”. Ed era proprio il suo papà che in ogni occasione non mancava mai di trasmettere lo spirito sportivo che non avrebbe mai dimenticato. Come quando assistevano alle gare del fratello Andrea: “Nel momento stesso in cui transitavano i ritardatari li applaudiva con maggiore foga e li esortava a continuare.[…]Io vedendo questo gioivo dentro di me perché pur essendo molto piccolo capivo l’importanza che aveva una buona parola in un momento di difficoltà come quello.”
    “La schiena del gruppo” è un romanzo leggero eppure in qualche modo incisivo, un respiro fresco che ci parla di sport e di ciclismo trascinandoci dentro alla sua forza e alla sua bellezza, lontano dalle maglie troppo strette dell’individualismo e della competizione esasperata.


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    Federciclismo

    Federazione Ciclistica Italiana





    La schiena del gruppo: il ciclismo come scuola di vita

    17/11/2011  - Il libro “La schiena del gruppo. L’inevitabile punto di vista di un ultimo arrivato” ci narra la storia di piccolo appassionato gregario e di come la bicicletta possa essere una formidabile maestra . Scritto da Stefano Pelloni, disponibile su www.lulu.com/spotlight/pell68

    “Capisco che per chi non abbia praticato questo splendido sport possa risultare un poco strano il fatto di essere contenti del non essere vincitori, ma questo grande sport è anche un maestro di vita.
    Quando ti alleni duramente tutti i giorni e condividi la fatica con i tuoi compagni di squadra e vedi che comunque alla fine non tutti possiamo essere campioni, scopri e capisci i tuoi limiti e questo è il primo passo verso la costruzione di uno spirito veramente sportivo.”
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    E’ questo il messaggio che Stefano Pelloni trasmette nel romanzo “La schiena del gruppo”, vicenda autobiografica raccontata con ironia e passione. E proprio l’ironia e la passione diventano le qualità necessarie a chi, in sella alla tanto desiderata bicicletta da corsa, è abituato a vedere, appunto, quasi sempre “la schiena del gruppo”.
    Il protagonista della storia è Luca, un ragazzino gracile ed emotivo che si nutre di ciclismo grazie al padre e all’esempio del fratello maggiore, promettente tredicenne che verrà investito da un furgone proprio durante un allenamento con i compagni di squadra. La sua morte prematura e drammatica lascia con sé comunque il desiderio di non tradire l’amore per quello stesso sport che lo aveva portato via e così Luca, sempre sostenuto dai genitori, si allena e gareggia e sogna, nonostante il medico gli avesse detto che la sua costituzione non avrebbe permesso grandi risultati.
    E a proposito scrive: “Ricordo bene lo sguardo dei ciclisti che mi squadravano dall’alto in basso, quando io, piccolino e intimorito, mi affiancavo a loro lungo le strade liguri. Mio padre come un angelo custode mi era sempre vicino e quando qualcuno gli chiedeva:‘Sarà un campione?’, lui rispondeva:‘Non so, ma spero sarà un ciclista’.”
    Così Luca scopre che correre vuol dire anche, prima di tutto, conoscere un po’ meglio se stessi, sapere che ciascuno è diverso eppure essenziale all’interno della squadra. Non sono le coppe e i podi a interessare il ragazzino: suo padre gli ha trasmesso chiaramente che il ciclismo è soprattutto umiltà e sacrificio. Allenarsi e far parte di una squadra significa per lui avere una divisa colorata, simbolo di identità, potersi allenare con gli amici in libertà e allegria. Non mancano episodi di piccole ragazzate che trasmettono proprio lo spirito gioioso di chi vive quest’esperienza con cuore puro.
    E poi il rapporto tenero e intimo col papà: “Ricordo l’odore dell’olio canforato, quando le mani esperte di mio padre passavano sui muscoli piccoli delle mie gambe. E le gambe erano gracili. Il massaggio era un rito, come un antico codice tribale per scambiarsi messaggi, pulsioni…”. Ed era proprio il suo papà che in ogni occasione non mancava mai di trasmettere lo spirito sportivo che non avrebbe mai dimenticato. Come quando assistevano alle gare del fratello Andrea: “Nel momento stesso in cui transitavano i ritardatari li applaudiva con maggiore foga e li esortava a continuare.[…]Io vedendo questo gioivo dentro di me perché pur essendo molto piccolo capivo l’importanza che aveva una buona parola in un momento di difficoltà come quello.”
    “La schiena del gruppo” è un romanzo leggero eppure in qualche modo incisivo, un respiro fresco che ci parla di sport e di ciclismo trascinandoci dentro alla sua forza e alla sua bellezza, lontano dalle maglie troppo strette dell’individualismo e della competizione esasperata.


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