19 Novembre Nov 2016 1347 7 years ago

Bikeconomy: una ricchezza per il Paese

Si è chiuso oggi a Roma il forum "L'irresistibile ascesa dell'economia della Bici" che ha cercato di ragionare sul valore complessivo del mondo legato alla bicicletta. Su Il Sole 24 Ore di oggi ampio spazio all'iniziativa e all'importanza del ciclismo nel nostro Paese.

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ROMA (19/11) - Neanche il tempo di chiudere i lavori (questa mattina alle ore 13 con le ultime due sessioni dedicate alla Salute e al Turismo) che il forum dedicato alla Bikeconomy celebratosi il 18 e 19 novembre a Roma, presso il Maxxi già raccoglie entusiastici commenti e interessanti approfondimenti. Come nel caso delle pagine dedicata da Il Sole 24 Ore del 19 novembre proprio alla bicicletta e alla bikeconomy, oltre ad un approfondita intervista al presidente Di Rocco su questi argomenti.

“Quando ci siamo candidati nel 2005 – ha ricordato ieri il presidente dell Fci Renato Di Rocco, in occasione dei saluti all'apertura dei lavori al forum intitolato "L'irresistibile ascesa dell'economia della Bici", davanti una platea numerosa e attenta – lo abbiamo fatto con la parola d’ordine “bicicletta come stile di vita”. Una frase che sottintende la volontà di diventare protagonisti in tutti i modi di vivere ed interpretare la bicicletta, non solo quello sportivo ed agonistico. Questo appuntamento rappresenta per certi versi un punto di arrivo e per altri un punto di partenza su temi che riguardano la sicurezza, la salute, la qualità di vita delle città. La Federazione è convinta che si possano raggiungere tutti questi traguardi solo se i soggetti interessati a questo aspetto accettino di “fare squadra” e collaborino insieme. La Federazione è qui oggi per testimoniare questa volontà.”

I lavori sono stati introdotti dall’economista Beniamino Quintieri, Presidente della Fondazione Manlio Masi, organizzatrice dell'evento: “L’avvocato Gianluca Santilli non ci ha messo molto a convincermi sulla necessità di ragionare su questo tema. L’economia legata alla bicicletta è una realtà determinante per Paesi nordici che puntano sulla sostenibilità. Esistono pochi studi in Italia su questo argomento: è arrivato il momento di iniziare a ragionarci seriamente.”

Da parte sua Gianluca Santilli, presidente del Settore Amatoriale della Federazione oltre che Coordinatore delle iniziative di Bicitaly ed ideatore di questo forum, ha ricordato: “Non dobbiamo inventare nulla, dobbiamo soltanto prendere atto di quanto di positivo si sta realizzando nel resto dell’Europa e convincerci che la bicicletta può veramente contribuire a cambiare la qualità delle nostre città, contribuendo al rilancio economico di interi settori.”

La conferma di quanto emerso in questo primo forum sulla bikeconomy viene proprio dall’approfondita analisi realizzata oggi da Il Sole 24 Ore, che ha dedicato ampio spazio all’argomento.

Nell’articolo intitolato “Sport&Bussines: Un’economia che va oltre la bicicletta” , Pierangelo Soldavini (che ha svolto il ruolo di moderatore di una sessioni di ieri), stila una veloce sintesi di quanto emerso dai lavori: “Dal risparmio sulla spesa sanitaria al miglioramento del traffico urbano fino al cicloturismo: per l'Europa 200 miliardi di euro di indotto. I 40 km di ciclovia del Grab, il Grande raccordo anulare per bicicletta che attraversa Roma, si stanno infatti trasformando in un'innovativa piattaforma di servizi: aziende ed enti si appoggiano alla comunità di appassionati della bicicletta per offrire sconti e servizi ad hoc. Lo stesso potrebbe realizzarsi attorno alle altre grandi infrastrutture ciclabili italiane: dalla corsia che già oggi attraversa il Trentino Alto Adige e che punta ad arrivare a Firenze al progetto VenTo che connetterà Venezia con Torino seguendo il corso del Po (investimento di 80 milioni di euro con indotto stimato di 100 milioni l'anno e 2mila posti di lavoro per un percorso che collegherebbe un migliaio di beni culturali con un unico filo narrativo), il plotone dei cicloturisti si trasforma in una ricca opportunità… In Italia il giro d'affari del cicloturismo si aggira su 1,5 miliardi di euro, mentre in Germania supera i 16 miliardi…. Se anche le previsioni che stimavano per il cicloturismo una quota del 12% sui viaggi turistici in Europa, il potenziale di crescita è evidente alla luce di un turismo a maggior permanenza e con più alta spesa giornaliera…”.

La bikeconomy va oltre la semplice produzione e della vendita - l'Italia è comunque il primo produttore europeo con un giro d'affari da 1,2 miliardi, per la metà di export -, andando a coinvolgere tanti altri aspetti che portano la stima a un totale di 200 miliardi di euro a livello europeo.

Quasi più della metà di questa cifra (110 miliardi, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità) è costituita dai risparmi in termini di spesa sanitaria derivanti da un uso diffuso della bicicletta: la maggior attività fisica si concretizza infatti in una riduzione dell'obesità, delle malattie cardio-vascolari e dell'ipertensione.

L'idea di una "città senza auto" è già entrata nella logica urbanistica, tanto più che la congestione stradale ha costi sociali ed economici elevatissimi, superiori ai 50 miliardi di euro per l'Italia…”

Ma, come hanno ricordato diversi interventi (interessante in questo senso, oltre a quello di Quinteri anche il contributo di Paolo Ruffino, consulente della provincia di Amsterdam) è veramente difficile quantificare esattamente i vantaggi economici e sociali di un’economia legata alla bicicletta. Perché è impossibile dare in termini statistici i benefici sulla qualità della vita e della salute, se non per difetto.

Ma l’analisi de Il Sole 24 Ore non si è fermata al sunto delle risultante del forum che si è concluso oggi. Il maggior quotidiano economico italiano ha allargato lo sguardo anche alla realtà del ciclismo italiano, riportando in modo preciso un quadro complessivo ricco e variegato, anche se contrassegnato da alcune criticità.

Nell’articolo di Marco Bellinazzo, dal titolo “Il ciclismo popolare delle 4 mila corse” si fotografa fedelmente la salute del nostro movimento sportivo: “La forza del ciclismo, agonistico e amatoriale è testimoniata dai numeri del movimento amministrato da una Federazione che nel 2015 ha festeggiato i 130 anni dalla fondazione.

Dal censimento al 31 dicembre 2015 emerge, infatti, un incremento del numero dei tesserati giunti a quota 112 mila (erano 107mila tre anni prima). Tra giovanissimi, esordienti e allievi se ne contano 21mila. I master e i cicloturisti sono rispettivamente 41.613 e 6.633. La Federciclismo nel 2015 ha inoltre organizzato e supervisionato 4.546 gare, 194 in più rispetto alla stagione precedente, tra cui 1.618 corse su strada, con 33 di rilievo internazionale (come il campionato mondiale Mtb Marathon in Val Gardena), 1.467 a livello giovanile e 46 nel settore paralimpico che annovera 458 iscritti in ambito nazionale.

La caratura "popolare" del ciclismo si riscontra particolarmente nell'attività di base e nelle Granfondo. Di queste ultime se ne disputano ogni anno nella Penisola più di 300...”

Non mancano accenni agli aspetti critici del movimento, infatti l’articolo ricorda come: “Se la base del movimento ciclistico italiano appare in ottima salute, a vacillare negli ultimi tempi sembra essere il vertice. Nel 2012 c'erano 3.609 società affiliate alla Federazione. Nel 2015 ce ne sono 3.380. Così come nel 2010 c'erano 197 ciclisti professionisti a fronte dei 106 registrati nel 2015, più o meno la metà. Un calo dovuto in parte alla modifica del regolamento approvato con la delibera n. 241 del 6 dicembre 2013 che ha innalzato i requisiti per accedere al professionismo. E in parte generato dal ritiro degli sponsor provocato dalla crisi di credibilità legata al doping e dalla recessione economica. Non è un caso se dalla prossima stagione, per la prima volta, tra le 18 squadre del World Tour non ci saranno team tricolori.”

Riconoscimento infine per il lavoro fatto in questi anni dalla Federazione e per i risultati ottenuti: “Nonostante il fatto che la Federazione ciclistica italiana sia impegnata in un Piano di Risanamento quadriennale (2016-2020), nel 2016 sono state vinte 50 medaglie nelle varie competizioni internazionali. Nel 2015 la Fci ha destinato allo sviluppo dell'attività sportiva 10,9 milioni, di cui 4,6 nell'anno preolimpico sono stati spesi per la preparazione degli atleti. A fronte di entrate pari a 16,2 milioni (8,2milioni di contributi del Coni, 5,7 milioni di quote associative e 1,3 milioni da pubblicità e sponsor).

La Fci ha "scommesso" sulla formazione multidisciplinare degli atleti tra Strada, Pista e Bmx e sull'impiantistica. Nel 2015 è stato sbloccato il contributo pubblico per la realizzazione di un nuovo Velodromo indoor, oltre a quello di Montichiari già operativo, in modo da supplire ai 38 velodromi esistenti di vecchia generazione. Inoltre sono stati creati 57 ciclodromi, tratti recintati dai 500 metri ai due chilometri, che permettono di allenarsi in totale sicurezza e 90 scuole di mountain bike. I primi risultati si vedono, ma il percorso (è davvero il caso di dirlo) è ancora lungo.”

Sul canale yotube della FCI, nella playlist #mobilità nuova si possono trovare gli interventi della prima giornata di lavoro.

Comunicazione FCI