Roma, 1960. Quando il giudice chiamò i quartetti alla partenza della finale dell’Inseguimento a Squadre, gli spalti dell’Olimpico erano pieni all’inverosimile. Colpo di pistola, pronti via: i tedeschi Kholer, Barleben, Klieme e Groning come previsto partirono fortissimo e si portarono avanti di circa 20 metri.
Ma gli azzurri non si scomposero: erano belli da vedere, uniti e puliti nei cambi. Il più in forma di tutti era Franco Testa, classe 1938, corridore di classe e specialista dell’inseguimento individuale.
Al quinto giro i due quartetti si erano portati praticamente alla pari, e i tedeschi sembravano in affanno. I quattro azzurri intensificarono il ritmo, e ai tedeschi fu permesso solo di spegnersi.
L’urlo “ITALIA! ITALIA!” si alzò nel cielo dell’Eur. Franco Testa, in rettilineo, dava “trenate” impressionanti e gli azzurri passarono in testa: il vantaggio divenne incolmabile. Vinsero con le braccia al cielo, circondati dall'affetto di ventimila voci di gente felice ed orgogliosa.