Campione, quasi per caso. Può essere definito in questo modo Mario Ghella, Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Londra del 1948 nella Velocità. Perché la sua carriera nel ciclismo cominciò in un giorno d’estate del ‘45, mentre si trovava in visita al Velodromo di Torino. Un tipo che lo aveva visto pedalare gli propose di sfidare l’ex Tricolore dei dilettanti, Degli Innocenti, che era lì ad allenarsi per gli imminenti “Italiani”. Mario pensò ad uno scherzo, ma decise di assecondare quel tipo. Gli prepararono alla meglio una bici e, senza esperienza alcuna, provò due sprint con quel prestigioso corridore. Lo fulminò.
Fu iscritto in extremis per i Campionati Italiani Allievi, che si tenevano una settimana dopo. Fu l’inizio di 3 anni incredibili: un titolo Allievi e due da Dilettante. Poi, nel ’48 partecipò alle Olimpiadi di Londra, convinto di poter vincere e fu così. In finale umiliò il già considerato leggenda Reginald Harris, tra l’altro corridore di casa.
Ma per raccontare questo personaggio non basta l’etichetta di campione nel ciclismo. Nato il 3 giugno 1929, fu partigiano, inventore, artista, amante dell’ambiente, viaggiatore. Fin dai primi anni dell’adolescenza con l’invenzione del primo motore che usava la grappa come bio-combustibile (nei tempi in cui, ragazzino, era una staffetta partigiana), l’ex ciclista si è ingegnato per mettere a punto un motore pulito che rispetti l’ambiente. Oggi sulla base delle scoperte pregresse ha progettato una ‘casa nuova’ che si caratterizza per due elementi: il minor costo di costruzione e manutenzione e il minor inquinamento. All’età di 29 anni decise di stabilirsi in Venezuela, accettando l’invito del suo amico León, il ciclista che gli aveva prestato le gomme per gareggiare a Londra (grazie alle quali alla fine vinse). A Caracas fondò una fabbrica di biciclette e un’impresa di decorazione di interni. Si scoprì pure artista, diventando scultore.
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