30/10/2013 – Delibera del comune di Trasaghis (Udine), che auspica un’azione condivisa per promuovere eventi ed iniziative finalizzati a mantenere viva l’eredità del grande campione.
Il 14 ottobre scorso il comune di Trasaghis, con delibera n. 36, ha riconosciuto la figura di Ottavio Bottecchia “Patrimonio etico sportivo, autentico esempio per le nuove generazioni di sportivi” , augurandosi “un'azione condivisa per promuovere eventi ed iniziative finalizzate a mantenere vivo nel tempo l'esempio lasciatoci in eredità dal grande campione“.
Ottavio Bottecchia è una delle figure di riferimento della nostra storia sportiva. Entrato di diritto nel pantheon dei grandi italiani grazie ai suoi due successi al Tour, ha contribuito a costruire la mitologia del ciclismo italiano nel mondo, insieme a Ganna, Girardengo e Binda. Ma, come spesso accade nel nostro sport, la vita e le imprese di Bottecchia rappresentano anche una straordinaria metafora della storia italiana del secolo scorso. Una storia che, come ha voluto fare il comune di Trasaghis, è bene ricordare, come monito ed incoraggiamento per le nuove generazioni.
C’è tanto di antico e moderno al tempo stesso nella vita di Botescià, come venne ribattezzato dai francesi, che ne hanno scoperto la grandezza umana prima ancora che sportiva quando ancora in Italia Ottavio non era che un corridore strappato al destino da muratore.
Dalle umili origini di una famiglia numerosa (nato il 1° agosto 1894, “Ottavio” perché ottavo figlio), gli anni di apprendistato come calzolaio, poi manovale e carrettiere. Quindi la guerra (medaglia al valore) e le prime gare nella squadra di Ganna. La sua vita cambia definitivamente quando torna in Francia, questa volta da corridore, alla corte dei fratelli Pellissier.
Nel 1923 vince una tappa e indossa anche la maglia gialla. A Parigi è secondo, alle spalle di Henri Pellissier, ma l’anno successivo conquista la gialla alla prima tappa e la conserva fino alla fine. E’ il primo italiano a conquistare la corsa francese, visto che Maurice Garin, quando s’impose (nella prima edizione), aveva ormai scelto per la nazionalità transalpina. Bottecchia vince anche l’edizione successiva e diventa, suo malgrado, il simbolo vincente della nuova Italia voluta dal regime.
Bottecchia, che per anni si è alimentato della cultura democratica e liberale francese, torna in Italia da uomo di successo che però non ha dimenticato le umili origini. Con spirito imprenditoriale realizza il sogno di una vita, aprire una bottega di biciclette.
L’epilogo della sua breve e intensa vita rappresenta anche la sintesi dalla sua essenza di eroe tragico. Nella primavera del 1927 suo fratello Giovanni viene travolto da un’auto mentre passeggiava in bicicletta e muore. Le cronache raccontano che alla famiglia viene proposta una transazione di carattere economico; Ottavio rifiuta.
Il 3 giugno inforca la bicicletta per una pedalata, cercando di mettersi dietro le spalle la scomparsa del fratello e l’incidente che l’aveva costretto a saltare la Milano Sanremo. Nessuno sa cosa accadde: lo trovano agonizzante lungo una strada di Peonis, frazione di Trasaghis, con la bicicletta appoggiata ad un albero. Non si riprenderà più. Muore all’ospedale di Gemona 12 giorni dopo.
Ancora oggi, a distanza di quasi novanta anni, restano poco chiare le cause della morte, nonostante in molti abbiano provato a darne una spiegazione. Anche per questo mistero Ottavio Bottecchia ci sembra rappresenti in modo emblematico una metafora calzante della storia dell’Italia del ‘900.
Antonio Ungaro
Il comune di Trasaghis, nel riconoscerne l’alto profilo umano e sportivo, ha ricordato: “che il grande campione di ciclismo Ottavio Bottecchia, nato a S. Martino di Colle Umberto (TV) il 1 agosto 1894 è deceduto il 15 giugno 1927, a soli 32 anni, nell'Ospedale di Gemona del Friuli (UD), dove era stato ricoverato per le ferite riportate in una caduta lungo la strada di Peonis – frazione del Comune di Trasaghis;
… Sottolineato che Ottavio Bottecchia, nei sei anni di carriera professionistica, vinse due Tour de France (1924-1925), il primo dei quali vestendo la maglia gialla dalla prima all'ultima tappa, dopo essere arrivato secondo nel Tour del 1923 – aldilà dell'aspetto sportivo, che lo contraddistinse per la sua forza, la sua tenacia, la sua modestia e la sua onestà, si caratterizzava soprattutto in quanto figura di spiccata levatura umana e morale, fortemente attaccata ai valori della famiglia in un contesto sociale di estrema povertà e autenticamente impegnata nella difesa della Patria.
Fu infatti un personaggio tenace, libero nelle idee e forte nei sentimenti, esponente emblematico delle popolazioni veneto-friulane, pregne di valori autentici, fortemente provate dalla tragedia della prima guerra mondiale, ma fu anche un soldato esemplare, disciplinato, coraggioso talora fino al l'incoscienza e animato da costante spirito di iniziativa e senso del dovere, tanto che a lui, caporale dei Bersaglieri decorato di Medaglia di Bronzo al valor militare della prima guerra mondiale, è intitolata la Sezione Bersaglieri in congedo di Spilimbergo (PN);
Proprio in virtù delle sue peculiari doti di umanità, Ottavio Bottecchia è stato adottato da chi abita nei paesi in cui è nato, dove ha abitato e dove è morto, come esempio e come testimoniai delle migliori doti locali e nazionali.
… All'unanimità DICHIARA OTTAVIO BOTTECCHIA patrimonio etico sportivo autentico esempio per le nuove generazioni di sportivi, impegnandosi ad avviare un'azione di coinvolgimento di tutti i Comuni ed enti che possono avere interesse alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa finalizzato a promuovere eventi ed iniziative a carattere permanente, anche a livello europeo attraverso l'interessamento della Francia, per mantenere vivo nel tempo l'esempio lasciatoci in eredità da questo grande campione.”